lunedì,Luglio 1 2024

Naufragio migranti, la salma di una donna incinta accolta al “Morelli” di Reggio

Arrivata ieri sera, vano il tentativo di riconoscimento da parte del cognato siriano arrivato dall’Inghilterra. Il dramma e lo strazio continuano

Naufragio migranti, la salma di una donna incinta accolta al “Morelli” di Reggio

Un’odissea drammatica che va oltre la vita e senza alcun ritorno. A distanza di due settimane dal naufragio consumatosi a 120 miglia al largo delle coste ioniche reggine, anche esanimi, i migranti continuano il loro pellegrinare. Una delle decine di salme recuperate il numero totale ufficiale di 36, diffuso dopo una serie di informazioni lacunose e frammentarie dalle autorità, già messo in discussione da un altro bollettino rimasto riservato tra Guardia Costiera e Ministeri ma diffuso da Radio Radicale che parla di 41 cadaveri recuperati – è arrivata anche a Reggio Calabria ieri sera.

È stata accolta presso l’obitorio del plesso Morelli del Gom. Si tratta di una donna che era in stato avanzato di gravidanza quando ha intrapreso quell’ultimo viaggio in mare, al quale lei e la vita che portava in grembo non sarebbero sopravvissute.

Il cognato siriano, giunto dall’Inghilterra, ha seguito la salma fin qui per poter eseguire il riconoscimento. Pare ci fossero tre donne in viaggio in gravidanza avanzata. Dunque sarebbe stato necessario individuare altri elementi per una identificazione certa.

Lo strazio nello strazio

Il riconoscimento, però, non è andato a buon fine. Le condizioni del corpo, a causa delle due settimane già trascorse dalla tragedia e anche della permanenza imprecisata dello stesso corpo in acqua subito dopo il naufragio, non hanno consentito all’uomo di essere certo che si potesse trattare della moglie del fratello e del nipotino o della nipotina mai nata. Data la mancanza di parentela diretta e di vincolo di sangue, non sarà percorribile neppure la strada del riconoscimento tramite Dna.

Lo strazio nello strazio. L’uomo aveva oggi con sé una foto della famiglia del fratello. Viaggiava dalla Siria con la moglie incinta e due bambine, al momento tutti dispersi.

Informazioni frammentarie e i “viaggi” delle salme

La frammentarietà delle informazioni rese su questo naufragio sta investendo non solo il momento dei soccorsi ma anche la gestione delle salme.

Inizialmente era stato allertato il Comune di Reggio Calabria per un eventuale nave che, non potendo entrare nel porto di Roccella avrebbe eseguito l’attracco al porto di Reggio Calabria. Mobilitati dalla Prefettura anche i volontari e le volontarie che ordinariamente si occupano dell’accoglienza al porto dei migranti. Avevano già dato disponibilità a fare da raccordo e ad accompagnare mediatori e familiari che qui sarebbero arrivati per il riconoscimento.

La nave Dattilo è invece al porto di Gioia Tauro. Le salme sbarcate sarebbero state portate a Polistena e forse anche a Messina. Forse. Ricostruire risulta molto difficile. Anche il Gom di Reggio era stato interpellato e aveva dato disponibilità ad accogliere le salme e ad eseguire l’esame del dna. Ma poi il porto di destinazione è stato quello di Gioia Tauro e non più quello Reggio.

La ricostruzione di quanto avvenuto e di quanto ancora avviene rimane assai complicata. Diocesi da tutta la Calabria, intanto, hanno dato la disponibilità a sostenere le spese per l’eventuale rimpatrio delle salme. Anche alla diocesi di Reggio Calabria Bova è stata chiesta la presa in carico di una salma. Impegno prontamente accolto. Tuttavia, non per tutte le salme pare sia stato richiesto il rimpatrio.

Il dolore, lo strazio e il pericolo dell’indifferenza

Mentre la frenesia della cronaca e della quotidianità allontana questo naufragio dalla mente, familiari da tutta Europa cercano i loro cari con il cuore straziato. Gli strascichi di questa ingiustizia perpetua, che evidentemente imbarazza e che è meglio sottacere, sono ancora in atto e lo saranno ancora.

Gli echi di questo dolore che non si esaurisce per chi neppure trova un corpo per il quale piangere, sul momento commuovono e smuovono le coscienze, ma poi sembrano esaurirsi troppo facilmente. Troppo velocemente, senza che vi sia il tempo per raddrizzare in modo durevole la rotta.

Morti “accettabili”

Sarebbe importante e doveroso raccontare e rendere noto il più possibile per restituire un barlume di umanità a ciò che dall’umano ci allontana. Per tentare di scalfire quel pericoloso clima di assuefazione, parente stretta dell’indifferenza e della complicità, e quella che ormai è una certezza: morire così è ammesso e tollerato. Morti accettabili che non avranno mai verità e giustizia.

Nonostante i proclami e le buone intenzioni espresse a parole, esistono morti che possono restare invisibili, che devono essere dimenticate senza neppure essere state mai conosciute.

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