mercoledì,Luglio 3 2024

A Reggio la maratona oratoria per «Fermare i suicidi in carcere»

La Camera Penale ha aderito alla manifestazione nazionale

A Reggio la maratona oratoria per «Fermare i suicidi in carcere»

In piazza Italia a Reggio Calabria questa mattina la Maratona Oratoria sull’emergenza carceraria, manifestazione volta a porre sotto i riflettori sociali lo stato di degrado attuale e straziante che non può e non deve essere ignorato.

Il confronto tra avvocatura, istituzioni e cittadinanza, in un pubblico dibattito, si innesta all’interno di un ciclo di incontri promossi dalla Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane al fine di sensibilizzare la società civile su tale delicato tema.

La Camera Penale di Reggio Calabria ha accolto con ferma convinzione l’iniziativa nazionale, confidando che il confronto con i rappresentanti delle istituzioni e la riconosciuta sensibilità del popolo reggino possano rappresentare un formidabile volano per una fattiva risoluzione delle problematiche tristemente note.

L’avvocato Pasquale Foti, presidente della Camera Penale di Reggio Calabria, crede fermamente nell’iniziativa e nella necessità di discuterne con i cittadini tutti. «Non è possibile che qualcuno possa anche lontanamente pensare che il problema dei suicidi in carcere – tristemente saliti a quota 46 dall’inizio dell’anno – possa essere relegato a questione che riguarda gli addetti ai lavori, piuttosto che i parenti delle persone private della loro libertà personale. È una visione miope del problema! Sarebbe come voler sostenere che le morti sui cantieri siano un problema dei poveri lavoratori edili e che i drammatici naufragi di questi giorni interessino solo i migranti in cerca di fortuna! Ogni attacco alla salute o alla dignità di ogni essere umano è una insanabile ferita inferta ad ognuno di noi ed alla Società civile tutta».

La manifestazione vuole, quindi, essere una ferma denuncia, di tutto quello che non funziona nell’universo carceri e che, partendo proprio dal tema più spinoso dei suicidi, vuole far luce sulle problematiche igienico-sanitarie che affliggono la popolazione detenuta, sul sovraffollamento di quasi tutti gli istituti penitenziari, sul sottodimensionamento degli agenti di polizia penitenziaria chiamati a rispondere all’emergenza in atto in condizioni assolutamente inaccettabili.

«È assolutamente necessario che noi tutti – cittadini, magistratura, politica locale e nazionale, associazioni culturali e non, avvocati – si faccia fronte comune per uscire da questo immobilismo diffuso. Dobbiamo essere fiduciosi, ma la fiducia va continuamente alimentata dall’occhio vigile e attento di ognuno di noi e, potete starne certi, che l’avvocatura tutta e quella reggina in particolare saranno sempre vigili sui diritti di tutti e, oggi, ancor di più sui diritti degli Ultimi».

Sul tema interviene anche il presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, Vincenzo Marra.

«Non possiamo più lasciare che il tema della “rieducazione” del condannato possa essere delegata alla sola politica nazionale e agli istituti penitenziari. Io ritengo che occorra una politica diffusa di rieducazione, che coinvolga i territori e faccia sentire protagonista la cittadinanza.

Di certo si può e si deve tendere al miglioramento delle condizioni carcerarie. Tuttavia questo richiede tempi lunghi che mal si conciliano con l’esigenza di celerità che richiede invece un’emergenza come quella dei suicidi. Allora, in attesa che le istituzioni nazionali affrontino di petto la questione, a livello locale non possiamo rimanere fermi, come già stiamo facendo a Reggio Calabria. Occorre incrementare e migliorare tali percorsi. Se una politica diffusa e delocalizzata di accoglienza, di opportunità, di alternative, inizierà a diffondersi, migliorerà anche la capacità di ascolto e assistenza dei detenuti. A volte basta poco per salvare una vita e dare una seconda opportunità. Io sono a disposizione e pronto a fornire il mio contributo concreto, poiché sono convinto che, con azioni come quelle poc’anzi enunciate, il numero dei suicidi in carcere potrebbe iniziare a contrarsi già nel breve periodo». 

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