mercoledì,Luglio 3 2024

Autonomia differenziata e università, Zimbalatti: «Uno scenario preoccupante per atenei con studenti a reddito basso» – VIDEO

L’attuale sistema di finanziamento pubblico già si rivela penalizzante per la Mediterranea. Il rettore: «La maggior parte degli scritti è esonerato dal pagamento delle tasse»

Autonomia differenziata e università, Zimbalatti: «Uno scenario preoccupante per atenei con studenti a reddito basso» – VIDEO

«L’autonomia differenziata costituisce un argomento molto delicato che desta molte perplessità e preoccupazione. Occorre fare delle riflessioni premettendo, per onestà, che il sistema di finanziamento universitario pubblico, purtroppo, già delinea, da diversi anni, uno scenario in cui si registra una certa autonomia differenziata.

Si tratta di un sistema che per le università di piccole e medie dimensioni, insistenti in territori fragili, opera in svantaggio, non prevedendo una giusta ricompensa per le università nelle quali il livello contributivo è bassissimo. Nel nostro caso quasi vicino allo zero, per via dei redditi bassi delle famiglie». Questi gli spunti di analisi critica offerti dal rettore dell’università Mediterranea di Reggio Calabria, Giuseppe Zimbalatti in merito alla recente riforma dell’autonomia differenziata.

Il diritto allo studio e gli esoneri non compensati

«C’è un fattore di cui dobbiamo tenere conto. Abbiamo una percentuale altissima, che supera il 75%, di studenti che non pagano le tasse, non avendo la possibilità economica. Un diritto sacrosanto quello allo studio da garantire anche a chi non può pagare le tasse. Tuttavia, il meccanismo in atto non prevede alcuna forma di compensazione in maniera proporzionale ed equa da parte del Governo. Quindi una sorta di autonomia differenziata – sottolinea il rettore Zimbalatti – noi già la subiamo da anni con l’attuale sistema di finanziamento pubblico delle università».

«È chiaro che se ulteriori provvedimenti venissero ad aggravare questa situazione già precaria, sarebbero comprensibili l’aumento delle nostre perplessità e anche la nostra contrarietà ad un sistema che andrebbe ulteriormente a penalizzarci. Ci auguriamo, dunque, che prevalga il buonsenso dei nostri governanti. Registriamo già un certo movimento politico regionale per proseguire la discussione. Siamo ovviamente vicini alla posizione dei vescovi che hanno espresso la loro contrarietà.

Restiamo impegnati e vigili – prosegue il rettore Zimbalatti – auspicando che la situazione non vada a penalizzare proprio le università. La nostra preoccupazione non riguarda i nostri ruoli di rettore e docenti ma il diritto allo studio dei nostri ragazzi in un ateneo che, nonostante tutto, incrementa la sua offerta formativa e registra un numero sempre crescente di iscritti».

Il giusto sostegno per continuare ad arginare la dispersione

Dunque un ateneo in crescita, nonostante le criticità del territorio e la mancata adeguata compensazione da parte sistema di finanziamento pubblico degli esoneri dalle tasse.

«Oggi contiamo circa 7 mila studentesse e studenti. I nuovi iscritti sono arrivati a 1400 e ogni anno crescono, nonostante la dispersione scolastica, la denatalità, la perdita di decine di residenti ogni anno e nonostante la percentuale più alta d’Italia di giovani che non studia e non lavora. Grazie alla sua comunità accademica, la Mediterranea riesce a dare il suo contributo ad arginare questi fenomeni e per questo – conclude il rettore Giuseppe Zimbalatti – chiediamo il giusto sostegno che non è assistenzialismo».

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