martedì,Luglio 2 2024

Dal calvario giudiziario alla rinascita politica, Mimmo Lucano ora aspetta la riabilitazione televisiva

Il film con protagonista Beppe Fiorello ispirato al “modello Riace”, girato sette anni fa, non è mai stato trasmesso dalla Rai

Dal calvario giudiziario alla rinascita politica, Mimmo Lucano ora aspetta la riabilitazione televisiva

Prima la riabilitazione giudiziaria, con l’assoluzione definitiva dai reati più gravi sulla gestione dei progetti di accoglienza ai migranti nella sua Riace. Poi quella politica, con l’elezione al Parlamento Europeo e il ritorno in carica da primo cittadino nel piccolo borgo della Locride con la vittoria alle comunali. Adesso per Mimmo Lucano affinché la chiesa torni al centro del villaggio globale manca solo un tassello: la riabilitazione televisiva. Sono infatti passati ben sette anni da quando a Riace fu girato “Tutto il mondo è paese” il film per la tv prodotta da PicoMedia per la Rai con protagonista Beppe Fiorello, con una sceneggiatura scritta da Fabio Bonifacci per la regia di Giulio Manfredonia, liberamente ispirata a quella storia che sa di favola del primo cittadino riacese.

La messa in onda della fiction, inizialmente prevista a febbraio 2018, fu bloccata da Viale Mazzini dopo l’inchiesta della procura di Locri, che ha indagato Lucano per presunti illeciti commessi nella gestione dei progetti per l’inserimento degli immigrati. Tutto partì da un’interrogazione parlamentare di Maurizio Gasparri, il quale chiese alla Rai di sospendere la trasmissione della fiction in quanto «esalta un personaggio coinvolto in un’indagine».

Adesso che però la vicenda giudiziaria si è conclusa positivamente per Mimmo “il curdo”, eletto a Bruxelles e tornato sindaco, i tempi sarebbero più che maturi per inserirla nella programmazione. La Rai tuttavia, a pochi giorni dalla presentazione dei palinsesti, salvo sorprese si presenterà agli inserzionisti pubblicitari ancora una volta senza la fiction sul “modello Riace”.

Il film dal 2017 giace nei cassetti di viale Mazzini. Soltanto a fine settembre 2020 il titolo comparve quasi per magia, senza lanci e particolare enfasi, nel listino autunnale di Rai Pubblicità, la società che gestisce in esclusiva la pubblicità sulle reti televisive del servizio pubblico. Dopo qualche giorno, scorrendo il pdf del documento dedicato agli inserzionisti del film non c’è stata più traccia. Un caso più unico che raro per un prodotto pagato con i soldi pubblici che rischia non di non veder mai la luce.

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